Basalioma

 

Basalioma è il suo nome “friendly”. Quelli più tecnici sono Carcinoma basocellulare, o Epitelioma basocellulare. Si tratta di una neoplasia cutanea, che appartiene fortunatamente al gruppo di tumori non melanomatosi,ma tra le forme maligne rappresenta la più diffusa (si calcola che circa l’80% di quelle non riconducibili al melanoma sia appunto un carcinoma basocellulare).

Come sempre in questi casi, l'insorgere della malattia è legato profondamente ai raggi solari e l’aumento di rischio più significativo è dato dall’esposizione intensa e/o occasionale ma prolungata ai raggi UV. Proprio per questo motivo, nel 95% dei casi il tumore si sviluppa dopo i 40 anni, ma è possibile che colpisca anche prima dei 20, principalmente sul viso e nelle zone più fotoesposte.

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Corinna Rigoni, dermatologa nonché presidente e fondatrice di Donne Dermatologhe Italia, che spiega: «È un tipo di neoplasia con cui noi della razza bianca caucasica dobbiamo fare molto spesso i conti, per il tipo di pelle che abbiamo “in dotazione” e che spesso sottoponiamo a eccessive scorpacciate di sole. A questo proposito ricorderei fin dall’inizio del nostro discorso che i raggi UV, oltre a determinare eritemi e scottature (che aumentano la percentuale di rischio) sono in grado di alterare la sequenza del DNA, e producono nell’organismo una immunosoppressione».

Dottoressa, quali sono “i numeri” e le caratteristiche del carcinoma basocellulare?
«Tanto per cominciare, su 10 tumori di origine non melanomatosa, 8 possono essere originati dalla cellula basale. Il basalioma è infatti la più frequente neoplasia nell’uomo, con 2.800.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno in America. Inoltre, i tumori non-melanoma rappresentano il 15,2% di tutte le forme tumorali umane, e anche se la categoria più a rischio è costituita dagli uomini – soprattutto di età avanzata, con la pelle chiara e magari anche una storia di ustioni – è importante sottolineare come nelle donne questo tipo di cancro è al secondo posto per incidenza dopo quello alla mammella. Quanto alle caratteristiche, la principale è costituita dalla cosiddetta malignità locale. Significa che il basalioma è localizzato, e raramente dà metastasi (si calcola che si verifichino nell’ordine di uno 0,002-0,5% di casi). Quando accade vengono infiltrati i tessuti circostanti: muscolo, cartilagine e osso».

Quali sono le possibili evoluzioni, dalla comparsa dei primi segni in poi?
«Solitamente il basalioma ha un’evoluzione abbastanza lenta, ma grazie alla sensibilizzazione che si ha oggi sui problemi dermatologici, il paziente, in media, si rivolge abbastanza presto allo specialista. Anche perché la collocazione della papula, che frequentemente appare sul viso, risulta disturbante e comunque difficilmente la fa passare inosservata. È insomma un tumore che, fortunatamente, viene di solito diagnosticato in uno stadio d’esordio (tra parentesi, è stato anche studiato presto nell’ambito della dermatologia: lo scoprì un medico ungherese all’inizio del ‘900) e questo è importante perché se trascurato può diventare deturpante. L’iter classico è una lesione che non passa, che inizialmente può essere squamosa, poi magari cambia forma e in certe fasi sembra spontaneamente regredire. L’aspetto può essere di vario tipo: ulcerativo, pigmentato, nodulare, ma il tratto più distinguibile è un orletto perlaceo molto caratteristico».

Una visita specialistica è sufficiente per la diagnosi? L’analisi differenziale da cosa deve distinguere la lesione?
«Sì, il dermatologo è allenato a riconoscere questa patologia già con una semplice visitae con gli strumenti di cui dispone normalmente. Il dermatoscopio è in grado di evidenziare le micro caratteristiche della lesione, che va distinta in primo luogo dal melanoma, ma anche da angiomi o nevi. Se vi è un dubbio diagnostico si procede con un esame istologico. Conta poi molto anche l’anamnesi: il medico cioè non valuta solo il fatto che il paziente abbia fattori predisponenti – come la pelle chiara e una lunga storia di esposizione al sole – ma eventuali precedenti familiari o addirittura personali. Vi sono poi alcune situazioni, dalla pratica del golf al giardinaggio, per fare solo due esempi, che possono favorire l’insorgenza di questa neoplasia. In questi casi (l’indicazione però vale sempre) è importantissimo schermare adeguatamente la pelle con un fattore di protezione adeguato, e fare attenzione a zone che troppo spesso vengono trascurate: l’attaccatura dei capelli, le orecchie, la zona delle labbra».

Dopo la diagnosi, quali sono le strategie di intervento?
«Posto che la prevenzione è sempre la prima strategia da adottare, l’intervento con un basalioma conclamato viene deciso in base all’estensione, alla posizione, al tipo e alla dimensione della papula, all’età del paziente. Se la zona interessata è superficiale e la formazione è piccola, si può procedere con la crioterapia. È un intervento ambulatoriale e provoca una crosticina che cade spontaneamente dopo qualche giorno. Di solito viene effettuata in periodo invernale, o comunque quando non è prevista l’esposizione al sole per un paio di mesi. In alternativa, per lesioni di questo tipo si può scegliere la diatermocoagulazione: una tecnica che concentra sulla zona interessata l’azione di una corrente elettrica, che cicatrizza l’epidermide. Se poi il basalioma è maggiore, o collocato in una zona delicata – frequentemente capita che si trovi vicino a un occhio, o al naso – si opta invece per la rimozione chirurgica. Il postoperatorio diventa leggermente più lungo, ed è importante che si accerti la salute del tessuto circostante. Per le zone che vengono considerate più a rischio negli anziani, come la testa, c’è poi la possibilità di una radioterapia limitata, e citerei infine l’alternativa data da prodotti come gli immunomodulatori o i chemioterapici locali. Questi ultimi sviluppano una lesione ulcerata, e quando la pelle si ricostituisce il tumore è stato eradicato».

Fonte: www.esseredonnaonline.it


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